Domani riprende la vita mila-veronese con le sue mille e, a volte, laceranti trazioni.
Il sapore di questo tuffo in quella che avverti essere la culla della cultura moderna è intriso di sensazioni paterne prima di tutto.
Sfiorare per poche ore la vita di un Enrico ormai adulto ed indipendente, ma sempre alla ricerca dei suoi puntelli materni e paterni, è stato profondamente intenso.
Vederlo così contento, anche se stanco per i ritmi che più che una banca sembra una miniera, saperlo appagato e fiero di quanto sta facendo e, ancor di più, consapevole di quello a cui, per adesso, rinuncia, mi ha messo in pace con la paura che avevo di trovarlo un po' stonato.
Bravo Enrico!
Lo so che sarebbe meglio non sbandierare al mondo quanto siamo tutti contenti per te.
Sarebbe più moderato, misurato, diciamo così, racchiudere nel privato queste emozioni, ma, per una volta, chissenefrega.
Lasciatemi fare il writer clandestino che imbratta questo spazio con uno scritto controcorrente.
Magari, tra vent'anni (o giù di lì) sarà normale che tutti sbandierino in piazze virtuali le cose belle ed anche un po' private della vita. Lo faccio solo un po' in anticipo, e, per oggi, mi va bene così.
Poi, questa musica in sottofondo mi impedisce di ragionare bene e mi trasporta senza ritegno in questa voglia di spiegare perché sono così contento di averti visto così bene inserito nella culla di questo mondo moderno che capisci che è la mamma di tutte le New York, Chicago, Sidney e San Francisco cosi affascinanti, ma al tempo stesso sbiadite copie di questo originale.
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