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domenica 15 marzo 2015

Contrasti



Nel tavolino quasi attaccato al nostro, all'Osteria del Lupo Nero di Mestre, una strana coppia discorre sommessamente sull'effetto disastroso che la dipartita di lui avrebbe sulla loro routine.

Quando, quasi senza volerlo, aggancio la funerea visione, mi volto incuriosito ad osservarli cercando di non dare troppo nell'occhio.

Lei, che è seduta di fronte a me, è evidentemente una badante che arriva dall'Est Europa. Più verso i 60 che i 50, parla un italiano pressoché accomodato sull'accento locale e solo un pochino indurito dall'inflessione d'origine.

Lui, che praticamente mi siede a fianco, potrebbe avere qualcosina più di 70 anni. Sicuramente veneto, è molto dignitoso nei modi e nelle espressioni.
Lascia intuire un certo affetto per la signora. 
Si rivolge a lei con toni affabili e vellutati, anche parlando delle diatribe coi nipoti che lo stanno amareggiando.
Quando si alzano per andare a pagare il conto lui le appoggia con dolcezza la mano sulla spalla,  aiutandola ad indossare un cappotto un po' troppo démodé.

Vedendoli sfilare verso l'uscita, Elisabetta sfodera la sua immaginazione da lettrice di thriller ed azzarda l'ipotesi che lei sia la badante della moglie di lui, ormai rapita dalla demenza.  

Quel loro tono un po' dimesso, quei gesti antichi di gentili  attenzioni volteggiano armoniosi con l'atmosfera un po' sospesa che ci regala Mestre in questa domenica di fine inverno.

Si respira tutta la differenza tra una città invasa da turisti (come da tempo è ormai Verona, per non dire di Venezia) ed una città nelle mani degli abitanti, la maggior parte anziani, al più invasa dalle badanti in permesso festivo e familiarmente rilassata sulle abitudini domenicali di bar che chiudono alle 13 come le edicole o le chiese.




Un contrasto quasi uguale a quello che ci offre la coppia del tavolo un po' più staccato dal nostro, là di fronte.

Un lui ed una lei, questa volta giovani, sulla trentina, altalenano tentativi di approccio evidentemente agli esordi.
L'uomo (senza fascino) accenna episodi fantasiosi per cercare di colpire la donna (con più numeri). Lei, il più delle volte distratta dal cellulare, sorride con distacco senza lasciare troppe speranze.

Un distacco che si accompagna a quello già sfoderato quando il cameriere aveva avvisato che, per il piatto ordinato (tutti e due lo stesso), ci voleva una buona mezz'ora.

E pensare che avevo immaginato che fosse perché lei era interessata solo al tempo da passare con lui e non al piatto da aspettare. 

Immersi in queste atmosfere contrastate, ma rilassanti, ci siamo lasciati sprofondare in un vortice di "cicchetti" a base di pesce che ci hanno decisamente deliziato.

Alla fine è stata una fortuna che i bar chiudano presto alla domenica. Il rifiuto che abbiamo ottenuto provando a chiedere dei sandwich in un esercizio in chiusura (ma ancora pieno di gente) ci ha permesso di gustare queste rustiche bontà.

E pensare che, proprio i sandwich, e quasi null'altro, sono la cosa di Mestre che Elisabetta mi decanta ogni volta che passeggiamo in questa sua città di origine.

Il contrasto con l'attitudine a raccontarle anche gli alberi della mia Verona, completa questa, quasi casuale, playlist di contrasti.






2 commenti:

  1. Sintetica, come sempre. Forse volevi dire: ma che bello questo post che romanza così bene le atmosfere che hanno accompagnato la mia giovinezza. E che bello riconoscere nel tuo racconto quei sapori a me famigliari ee così semplici e genuini. Come ammiro la tua bravura nel descrivere quella povera ragazza così svogliata ed annoiata di fronte alle attenzioni, troppo banali, dell'agente di commercio calvo come i suoi argomenti. Il fluire delirio racconto mSintetica, come sempre. Forse volevi dire: ma che bello questo post che romanza così bene le atmosfere che hanno accompagnato la mia giovinezza. E che bello riconoscere nel tuo racconto quei sapori a me famigliari ee così semplici e genuini. Come ammiro la tua bravura nel descrivere quella povera ragazza così svogliata ed annoiata di fronte alle attenzioni, troppo banali, dell'agente di commercio calvo come i suoi argomenti. Il fluire del tuo racconto mi ha trasportato in altri tempi in cui i cicchetti, che hai correttamente menzionato, erano i saporiti compagni dei nostri pomeriggi da cazzeggio. Peccato solo che hai ciccato sul sandwich. Non si dice così, si dice TRAMEZZINO!!!!

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