“DOPO GIUNTO MIA STAZIONE TRENO 1018 CHIEDO INVIARE TRENO
1023”.
Chissà se il capostazione di Andria ha usato il telefono di
servizio, un SMS, Whatsapp o Snapchat per inviare al capostazione di Corato il
dispaccio ottocentesco previsto dal RCT (Regolamento Circolazione Treni) nel
caso di circolazione con Blocco Telefonico.
Chissà se, il capostazione di Corato (o viceversa, questa non è una ricostruzione per la
Commissione di Inchiesta delle Ferrovie né, tanto meno, per la Magistratura) ha
alzato quella cornetta, così pesa di secoli, e ha risposto “VIA LIBERA TRENO 1023” o se era distratto da apparati più moderni,
ma per niente utili in questo caso, ad evitare che 25 persone morissero come
sono morte pochi minuti dopo.
Chissà se i due hanno alzato assieme lo sguardo da quegli
aggeggi ed il culo da quelle sedie e compiuto il gesto antico e rispettoso di inserire la
chiave di sblocco del segnale nell’ottocentesco apparato dopo che il
deviatore aveva sollevato pendolando a forza il “macaco” (quell’arcaico contrappeso che posiziona lo
scambio nella giusta posizione) o se invece era già tutto pronto così, per superficiale comodità, apatica consuetudine di sequenze ormai
centenarie come le regole che le dovrebbero scandire.
Chissà se, adagiati nell’abitudine quotidiana intervallata
dai numeri pari e dispari dei convogli, hanno interpretato tutte le figure dell'antico balletto o hanno
semplicemente dato per scontato che ad Andria si aspettasse l’arrivo del pari
per giocarsi le vite sul dispari.
Fatto sta che, oggi, venticinque sfortunati che avevano -
loro sì - tutto il diritto di distrarsi digitando sul telefonino o parlando col
vicino, di abbracciare la mamma per avvolgere,
nella dolcezza, il dondolio della carrozza o di sonnecchiare cullati dallo stesso rollio,
oggi, questi venticinque innocenti, non
ci sono più.
Stritolati da una curva che ha impedito qualsiasi reazione ai
due macchinisti.
Due poveracci (loro, forse si) che hanno obbedito all’ordine
di una paletta verde magari nemmeno alzata - anche questo per consuetudine
consolidata - e non si sono nemmeno chiesti perché partivano senza aver visto
prima arrivare il solito treno che tutti i giorni entrava in stazione poco prima della
loro partenza.
Sarebbe davvero normale che si capisse in fretta come è
andata e che ci venisse raccontato bene tutto quanto, senza barbari
accanimenti, ma anche senza inutili poesie contro regolamenti arcaici che, se
rispettati, hanno fatto viaggiare miliardi di persone per centinaia di anni.
Il mio pianto, inutile e distante e quello più profondo ed
inconsolabile dei parenti è offeso dalla superficialità che ha portato a tutto
questo, anche questa purtroppo diventata abitudine consolidata, e dal sapore
amaro e fortissimo del contrasto tra la modernità delle stesse carrozze
accartocciate in quella maledetta curva, tra il fascino moderno di quei
telefonini forse causa di distrazioni imperdonabili, finanche tra la rapidità ed efficienza dei
soccorsi, tra la corsa alla solidarietà
di una terra meravigliosa come la Puglia ed un regolamento ottocentesco che
richiede, per forza, un amore per la disciplina ed un rispetto delle regole che
non fa più parte delle cultura degli smartphone.
Non consola pensare che forse è peggio quell’imbecille di
Schettino che si “inchina” - anche lui in
barba ad ogni regola - e, comodamente sistemato in banchina, osserva morire 35
persone, rispetto a quei due (certamente più) poveracci che hanno pensato fosse
stupido fingere di essere nell’Ottocento quando in mano hai un oggetto che ti
fa vivere nel futuro.
Il fatto è che loro erano pagati (magari poco, o non
abbastanza e di sicuro meno dell’imbecille) proprio per vivere senza quel futuro che invece
hanno tolto, purtroppo per sempre, a quelle venticinque (e forse più) anime.
Ecco, io non riesco a prendermela con i regolamenti
ottocenteschi. Abbiamo migliaia di orpelli simili che ci condizionano la vita
di tuti i giorni. E se sono necessari o inevitabili e siamo costretti (o
pagati) per osservarli, l’unico modo per evitarli (quando esiste) è cambiare strada o mestiere.
Io me la prendo, ed il pianto non mi consola, con chi pensa
che le regole siano fatte per essere, nel migliore dei casi, sottovalutate.
Per leggerezza, abitudine, superficialità, poco importa.
Qualunque sia la ragione, diventa, senza scampo, imperdonabile quando, a
quelle regole, sono appesi i sogni di futuro anche di una sola persona.
P.S.: lo so, potrebbe essere andata in modo completamente
diverso. E la mia è , per certo, una ricostruzione interamente
arbitraria e personale. Ma, quando avevo 23 anni ed una capacità di
apprendimento almeno il doppio di quella di oggi, mi sono messo bene in testa,
assieme alle Varietà di Riemann ed alle equazioni del campo gravitazionale
richieste per superare il mio esame di Relatività Generale, anche le più
ordinarie regole ottocentesche del Regolamento Circolazione Treni necessarie per passare l’esame di Movimento ed ottenere l’abilitazione a fare il
capostazione.
Ricordo, tutt'ora, nonostante l'età, che guardavo le due materie con lo stesso referente rispetto.
Consapevole anche che, se con le equazioni della Relatività
Generale magari capivamo bene perché il gemello che viaggia invecchia meno di
quello che sta fermo, con le regole del RCT
quello stesso gemello poteva esser sicuro di non morire viaggiando.
Ecco
perché questa storia mi ha colpito così tanto.
P.S..2 : Cercando il numero e l’orario dei treni in quella fascia sul sito internet delle Ferrovie del Nord
Barese ho visto che , secondo
l’orario stesso, il treno proveniente da
Corato arriva ad Andria un minuto dopo la partenza del treno che da Andria
viaggia verso Corato.
Ora, mi chiedo come ciò sia possibile se, come tragicamente
sappiamo essere vero, tra le due
stazioni c’è un solo binario.
Forse non è così per tutto il tratto, o forse sarà solo un
errore del sito.
Un semplice, superficiale, errore.
Esattamente come quello
che ha generato questa inconsolabile tragedia.
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