Per salire paghi “solo”
(anche se molto) con la fatica e non 54 euro di abbonamento giornaliero.
Sulle “piste” non
trovi nessuno e non centinaia di imbranati che ti cadono davanti o di coglioni
che ti sfrecciano vicino scambiandoti per un paletto.
Quella rara volta
che incroci qualcuno, questi ti saluta gentilmente e non ti manda a cagare perché
gli sei passato a fianco.
Se ti fermi,
mezzo morto dalla fatica, non ti devi guardare alle spalle per evitare di
essere travolto dal coglione o dall’imbranato di prima.
Quando sei stanco
puoi sederti sulle pietre senza il bisogno di ricalcolare un baricentro dissestato
dal peso della tortura primordiale con la forma di scarponi.
Se ti scappa la
pipì non devi mandare a quel paese il genio di architetto che, in tutti i
rifugi di questo mondo, ha protetto i cessi con percorsi militari che prevedono
almeno due rampe di scale e metri e metri di pavimenti scivolosi.
Quando osservi un
panorama non hai l’ansia di farti superare dal milione dei soliti imbranati e/o
coglioni, ma te lo puoi godere tutto, azzardando anche un pirotecnico
riconoscimento delle cime all’orizzonte: Il Civetta, il Pelmo, L’Antelao…
Le cunette di
roccia vera sono insidiose, ma non tradiscono come quelle di neve finta.
E poi, il
silenzio dell’essere soli, in questa stagione fuori scala, accompagnati solo
dalla musica dei versi delle cornacchie è tutta un’altra cosa rispetto al
fastidio dei richiami scomposti e un po’ burini di altro genere di cornacchie in
tuta sintetica e multicolore.
Modulato dal
ritmo di un respiro affannato, questo silenzio ti ripaga con pensieri dolci e senza
forma che accompagnano soffici la fatica della salita e i contraccolpi della discesa.
Insomma, sull’onda
di queste differenze la mia giornata di passeggio in solitaria è volata via leggera
e luminosa.
Anche il legno nelle gambe e l'inciampo del respiro hanno stasera un sapore diverso, meno traumatico, più
naturale.
Stamattina ho scelto di
ripercorrere, a ritroso, un breve tratto dell’Altavia n. 2 fatta nel 2012 con
Luca.
Dal Passo Gardena
salgo su fino ad un primo passo protetto da una minacciosa iguana di roccia.
Inerpico su un costone sgretolato del grande
CIR e poi, attraversando un avvallamento pieno di forme misteriose arranco in salita fino alla Forcella CIR.
La naturalezza di questa zona, sia pur così insolitamente verde in questa stagione, umilia senza scampo l'artificioso innevamento del panorama qui attorno.
Come tutte le
forcelle poi, anche questa sembra sempre lì ed invece non arriva mai. Per di più, in questo caso, nemmeno arrivato alla forcella posso dire di aver finito. Per vedere il Puez devo superare un altro avvallamento attraversando un sentiero ghiacciato e all'ombra ed arrancare su fino alla Forcella Crespena.
La vista da lì
sopra evoca paesaggi lunari e primitivi.
Anche il rifugio
si distingue a fatica e si perde in questa distesa di rocce nude e dissestate.
Una lunga sosta
in solitario sulla forcella facilita la strana coincidenza di un piacevole incontro.
"Vinco" due simpatiche compagne di
viaggio per il ritorno con cui mangio qualcosa al Rifugio Jimmy raggiunto poi anche da Luca.
La scorta di
benessere accumulata nel lungo tratto assolato e silenzioso copre abbondantemente i disagi del
ritorno alla colorata civiltà degli scarponi.
Stasera, ultima
cena in questa casa.
Un sacco di
risate con Luca accompagnano il lebercase e le verdure.
Stimolato dalla riesumazione fortuita delle
gesta di Gasù - il fratello cattivo di Gesù - Luca ride di gusto dimenticando per un attimo la stanchezza delle sue gambe e la fluidodinamica dei suoi studi.
Personaggio
inventato assieme a Cassero, Gasù ingravidava le vergini nel sonno facendo perdere poi
ogni traccia, rubava il vino agli osti rimpiazzandolo con l’acqua ed altre
simili e maldestre imitazioni delle gesta del più famoso fratello.
E’ saltato fuori,
un po’ ignobilmente, a seguito del commento su un messaggio che l’Imam di Verona ha mandato a Luca invitandolo ad un ecumenico festeggiamento, assieme al
Natale, di un profeta islamico nato
nello stesso giorno.
Il diavolo e l’acquasanta
insomma.
Con tutto il
rispetto per le religioni e soprattutto per gli ammirevoli e pacifici tentativi di ecumenismo, ognuno è però
libero di fare satira casareccia come crede…