24 giugno 2016.
Nella fatica di mettere a fuoco uno sguardo, ancora assonnato, sulla notizia del giornale online, cerco di confonderne le parole e mi dico che non sto leggendo bene.
Non accade però purtroppo come negli incubi da bagnacauda che, quando ti rendi conto che è tutto troppo brutto, ti autoforzi alla sveglia e, col cuore in gola, ti solleva la presenza del comodino al posto del plotone nazista che ti stava fucilando.
Oggi il plotone, per fortuna, non è nazista.
Parla a malapena un Inglese da ignorante, ma è un po' come mi avesse fucilato davvero.
Di certo l'idea di un'Europa, difficile, sofferta, ma aperta ed un po' cosmopolita come Londra, si accascia sotto i colpi populisti ed egoisti del 52% degli Inglesi.
Colpisce che siano i rincoglioniti dai tabloid e dalle TV commerciali, over 65 o giù di lì, ad aver deciso per quei giovani che amano l'Europa viaggiando e studiando in giro e che si troveranno a vivere in un'isola più piccola ed egoista almeno quattro volte più a lungo di questi vecchi ignoranti ed imbecilli che spero paghino caro e da soli un conto molto salato (questo non è un articolo di giornale e posso scrivere quello che voglio compresa una versione rivista della bestemmia di mussoliniana memoria e rivolta alla "perfida Albione" : "dio stramaledica (il 52% de)gli Inglesi")
Colpisce anche che, proprio chi ha ancora una memoria della fatica fatta per aprire le frontiere ed avere dato a noi ed ai nostri figli la possibilità di vivere in una piccola porzione di mondo in pace, nella quale muoversi e trasferirsi era diventato più facile, abbia deciso di chiudersi di nuovo in casa, ammaliato dal qualunquismo e dalla assenza di idee di chi non capisce che il mondo va avanti e finge che basta fermarsi e barricarsi per cambiarlo.
Sarà il fatto che, nel lontano 1979, quando ancora l'Europa era ad una cifra (!), spendevo una vacanza assieme a ragazzi spagnoli, francesi, tedeschi (gli inglesi già allora non erano venuti) a parlare di Europa non solo come MEC (mercato comune europeo) o che nel vicino 2015 Enrico si è trasferito a Londra a lavorare dopo aver fatto l'Erasmus e poi uno stage in quella città considerata anche un po' nostra.
Sarà che in questo lungo lasso di tempo, tra mille difficoltà e tentennamenti, impatti economici e benefici culturali, aneliti di pace e complessi di inferiorità, l'idea di tornare indietro sembrava poter essere legata solo ad eventi traumatici come il fallimento di uno stato (vedi Grexit).
Sarà che ancora non si riesce a fare nostro fino in fondo il vero problema che forse è alla base di questa reazione che è lo squilibrio con altri mondi flagellati da povertà di radice europea e guerre religiose (non è un articolo e potrei tirare la bestemmia giusta per ogni dio che porta i fedeli alla guerra, ma questa volta non lo faccio).
Sarà per mille altre ragioni che non riesco ora ad esprimere, ma questo stramaledetto Brexit, avvolto dal profumo del dolce mare di Bisceglie, mi ha colpito in faccia come il pugno di una donna.
È veramente uno shock.
Le evoluzioni saranno imprevedibili come (incredibile) imprevedibile è l'impreparazione che traspare dalle reazioni, ancora poco lucide, che trapelano dai giornali (alcuni anche impreparati a titolare...)
Nella mia tristezza, spero si vada velocemente verso un divorzio in cui si regolino equamente e senza sconti gli aspetti economici e si mantenga, come purtroppo non spesso accade nella realtà, un rapporto di amicizia con la porta sempre aperta, soprattutto per quei figli che hai abituato ed illuso che la casa fosse una sola.
P. S.: tutto questo accade mentre sono "giudice" ad un hackathon ovvero una maratona di presentazioni di start-up di giovani (e meno) che hanno idee più o, molto spesso, meno digitali.
L'entusiasmo e la voglia di mettersi in gioco di questa gente, molto più della brillantezza delle loro idee, attenua solo un po' il sapore amaro da cambiamento insensato che attanaglia anche la platea di "papaveri" che presenzia a questo Digithon (www.digithon.it)